(di Alberto Orsini)
(ANSA) - L'AQUILA, 29 AGO - Vere e proprie città in
'miniatura', di legno, realizzate secondo un reale piano
regolatore complessivo, con servizi di ogni genere, dalla chiesa
all'edicola, dall'ambulatorio al bar, per ripartire dopo un
sisma distruttivo senza spopolare i paesi, ma mantenendo unita e
collegata anche sul piano sociale la comunità.
Questo il fenomeno dei moduli abitativi provvisori (Map), la
soluzione alloggiativa adottata praticamente in tutti i 56
comuni del cratere sismico dell'Abruzzo nel post terremoto del 6
aprile 2009. Un sistema che ha ospitato nel complesso circa 5
mila persone. Modello che, ora, potrebbe essere un esempio per i
comuni e le frazioni del Centro Italia devastate dalla scossa
del 24 agosto scorso.
'Mini città' che, nei casi di migliore riuscita, di
provvisorio hanno solo il nome, studiate come sono per rimanere
anche dopo la ricostruzione, facendo subentrare giovani coppie e
altri inquilini in affitto agli sfollati man mano che i lavori
vanno avanti. Un circolo virtuoso che produce reddito e consente
anche di abbattere le tasse. È il caso di Fossa (L'Aquila), che
oltre alla sede centrale dell'ufficio speciale per la
ricostruzione (Usrc) ospita una città in miniatura pensata come
tale fin dall'inizio. Oltre alle case della Protezione civile ci
sono quelle degli Alpini, del Friuli Venezia Giulia e della
comunità di Verona. Come riferisce il sindaco dell'epoca, Luigi
Calvisi, "il villaggio di Fossa è unico. Solo noi tra tutti i
comuni abbiamo avuto uno tsunami oltre al terremoto, ossia è
crollata la montagna e quindi sapevamo che il paese avrebbe
avuto tempi di ricostruzione più lunghi di tutti gli altri".
"Il mio dubbio era: se costruiamo solo delle case, se non ci
inventiamo qualcosa, dove ci incontriamo? Perciò abbiamo stilato
un progetto completo di tutto, anche di optional, un puzzle
completo - spiega Calvisi - il nostro villaggio è diverso dagli
altri: ha una piazza centrale, un parco giochi, la chiesa degli
Alpini che in realtà è una basilica, la farmacia con
ambulatorio, il centro polifuzionale, il bar, l'alimentari, un
campetto di calcetto e bocce, e poi 150 case con 150 giardini".
Un villaggio più grande del previsto, "da 30 mila metri
quadrati siamo arrivati a 60 mila, più arioso, con 1 milione di
euro di oneri di urbanizzazione non finanziati dallo Stato e
trovati grazie a donazioni". È costato 12,5 milioni di cui 7,5
frutto di donazioni. "A distanza di 7 anni, dico purtroppo per
la tragedia che si sta vivendo, penso possa essere un modello
per Amatrice - conclude Calvisi - lo consiglio anche perché
rende 100 mila euro all'anno al Comune e da 4 anni l'ente ha
azzerato la Tasi che pesava per 30 mila euro annui".
Un altro caso virtuoso è quello di Villa Sant'Angelo
(L'Aquila), il cui villaggio rende al Comune 40 mila euro
all'anno. Il comune ebbe 17 morti e 230 sfollati. Map realizzati
dalla Provincia di Trento che vengono considerati i migliori del
'cratere'. "Non sono attaccati tra loro, ma tra l' uno e l'altro
sono stati realizzati piccoli stanzini, con pareti singole che
non si toccano - rimarca l'allora sindaco Pierluigi Biondi -
siamo stati il primo Comune a non avere più sfollati, in due
ondate a partire dal 24 ottobre 2009, e il 5 dicembre tutti
avevano una casa". Anche qui la pianificazione innanzitutto: "Il
villaggio Map riconnette Villa alla frazione di Tussillo -
evidenzia l'ex amministratore - ed è completo di farmacia,
asilo, ambulatorio, bar, alimentari, estetista, tabaccheria,
sala parrocchiale, chiesa, e centro aggregativo, questo l'unico
in muratura". (ANSA).