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Marocchino espulso, voleva combattere

Marocchino espulso, voleva combattere

Dirigente Digos, aveva intenzione di raggiungere la Siria

CHIETI, 25 marzo 2016, 16:57

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Aveva manifestato l'intenzione di andare a combattere in Siria, plaudiva alle azioni dell'Isis ed aveva abbracciato la Jihad", il marocchino 37enne residente a Chieti e da dieci anni in Italia ieri sera rimpatriato dopo un provvedimento di espulsione del ministro dell'Interno Angelino Alfano, per motivi di prevenzione al terrorismo. Lo hanno spiegato ai giornalisti il Questore di Chieti Vincenzo Feltrinelli, il dirigente Digos Chieti Patrizia Traversa e il dirigente dell'ufficio stranieri Stefania Fasoli. L'uomo è stato prelevato in casa, dove sono rimasti moglie e due figli nati nel 2014 e nel 2015. Il marocchino, che come spiegato dal Dirigente della Digos, è stato responsabile del centro di preghiera islamica di Fara Filiorum Petri, uno dei quattro attivi in provincia di Chieti, nonostante la lunga permanenza in Italia non si sarebbe inserito nel contesto di riferimento. L'uomo, che da una decina di mesi non era più responsabile del centro di preghiera, era in attesa di un permesso di soggiorno. "Dopo gli attentati di Charlie Hebdo a Parigi abbiamo a livello generale alzato l'attenzione su tutte le comunità e i luoghi di aggregazione delle comunità islamiche presenti sul territorio nazionale quindi i centri di preghiera, le moschee piuttosto che i centri culturali - ha detto la dirigente della Digos di Chieti - Facendo un lavoro di informazione e di osservazione capillare per cercare di captare qualsiasi segnale che appunto possa far pensare che i soggetti appartenenti alla comunità islamica possano intraprendere processi di radicalizzazione o di estremizzazione, come è stato nel caso del cittadino marocchino che è stato espulso''. Nel caso del marocchino 37enne espulso ieri, l'indagine svolta dalla Digos e coordinata dal direzione distrettuale antimafia di L'Aquila, in raccordo con la direzione centrale della polizia di prevenzione, pur non raggiungendo evidenze investigative tali da far scattare un provvedimento giudiziario, ha tuttavia fatto emergere la radicalità dell'uomo, oltre ai contatti e le possibili vicinanze ad altri soggetti già conosciuti per il loro orientamento radicale e di forte chiusura nei confronti del mondo occidentale. Tutti i riscontri fatti, come reso noto dalla Questura di Chieti, sono stati documentati ed hanno fatto parte di un rapporto inviato alla direzione centrale della polizia di prevenzione che, con altri dati, compresa la sua veste di predicatore nei centri islamici e quindi la possibilità di diffondere la sue idee, ha fatto scaturire la richiesta di espulsione dal territorio italiano per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato.
   

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