Nel corso della conferenza stampa
tenuta questa mattina presso il Comando Provinciale di Pescara
della GdF, il colonnello Mora ha spiegato che "Con questa
operazione durata quasi tre anni, abbiamo ristabilito le regole
del mercato, bloccando una attività di concorrenza sleale che
andava a creare un danno anche ad imprese ed imprenditori onesti
che venivano in un certo senso esclusi dal mercato, oltre al
danno all'Erario. Questa associazione aveva posto in essere
azioni che inquinavano l'economia e falsato le regole del
mercato. L'obiettivo dell'organizzazione - ha detto il
colonnello Mora - era quello di massimizzare i profitti
attraverso mezzi e attività illecite. L'organizzazione - ha
spiegato l'ufficiale - dopo la creazione o l'acquisto di una
società di scopo "pulita" per realizzare un singolo affare,
riusciva ad ottenere aperture di credito dalle banche attraverso
il sistema di annotazione di fatture false emesse da società
satellite o controllate dal sodalizio criminale. In questo modo
veniva creato un credito Iva. Poi si provvedeva allo svuotamento
della società da parte dei beni e successivamente si passava al
drenaggio di liquidità attraverso compensi erogati agli
associati per lavoro dipendente. Infine le società, ormai
diventate insolventi e scatole vuote, venivano cedute a
prestanome per essere rottamate, anche attraverso il
trasferimento all'estero in Paesi europei. Le scritture
contabili delle stesse aziende venivano invece occultate".
La Finanza ha verificato che erano state costituite nel
tempo oltre 100 società poi in parte svuotate di beni. Di queste
14 sono fallite e altre 14 sono state trasferite all'estero
(Romania, Polonia, Francia, Belgio). Il colonnello Mora ha poi
aggiunto che "i membri potevano ostentare un elevato livello di
capacità contributiva perché in grado di sostenere che per
l'Erario avevano assolto interamente le loro obbligazioni
tributarie. Di fatto però lo Stato non incassava nulla, con la
società che dopo essere stata svuotata, provocava un danno alle
banche e ai creditori, a favore invece delle società collegate
al Gruppo Mattucci. Il nome Banco-Matt all'operazione - ha
concluso il colonnello Francesco Mora - deriva dalle modalità
operative del Mattucci che utilizzava le società come casseforti
personali, distraendo a suo piacimento beni e liquidità".
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