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Truffe e evasione: Gdf, inquinata economia e falsato mercato

Truffe e evasione

Truffe e evasione: Gdf, inquinata economia e falsato mercato

PESCARA, 07 ottobre 2015, 14:32

Redazione ANSA

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Nel corso della conferenza stampa tenuta questa mattina presso il Comando Provinciale di Pescara della GdF, il colonnello Mora ha spiegato che "Con questa operazione durata quasi tre anni, abbiamo ristabilito le regole del mercato, bloccando una attività di concorrenza sleale che andava a creare un danno anche ad imprese ed imprenditori onesti che venivano in un certo senso esclusi dal mercato, oltre al danno all'Erario. Questa associazione aveva posto in essere azioni che inquinavano l'economia e falsato le regole del mercato. L'obiettivo dell'organizzazione - ha detto il colonnello Mora - era quello di massimizzare i profitti attraverso mezzi e attività illecite. L'organizzazione - ha spiegato l'ufficiale - dopo la creazione o l'acquisto di una società di scopo "pulita" per realizzare un singolo affare, riusciva ad ottenere aperture di credito dalle banche attraverso il sistema di annotazione di fatture false emesse da società satellite o controllate dal sodalizio criminale. In questo modo veniva creato un credito Iva. Poi si provvedeva allo svuotamento della società da parte dei beni e successivamente si passava al drenaggio di liquidità attraverso compensi erogati agli associati per lavoro dipendente. Infine le società, ormai diventate insolventi e scatole vuote, venivano cedute a prestanome per essere rottamate, anche attraverso il trasferimento all'estero in Paesi europei. Le scritture contabili delle stesse aziende venivano invece occultate".
    La Finanza ha verificato che erano state costituite nel tempo oltre 100 società poi in parte svuotate di beni. Di queste 14 sono fallite e altre 14 sono state trasferite all'estero (Romania, Polonia, Francia, Belgio). Il colonnello Mora ha poi aggiunto che "i membri potevano ostentare un elevato livello di capacità contributiva perché in grado di sostenere che per l'Erario avevano assolto interamente le loro obbligazioni tributarie. Di fatto però lo Stato non incassava nulla, con la società che dopo essere stata svuotata, provocava un danno alle banche e ai creditori, a favore invece delle società collegate al Gruppo Mattucci. Il nome Banco-Matt all'operazione - ha concluso il colonnello Francesco Mora - deriva dalle modalità operative del Mattucci che utilizzava le società come casseforti personali, distraendo a suo piacimento beni e liquidità".
   

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