"I lavoratori venivano retribuiti
50 euro al giorno senza malattia, festivi, straordinari, ferie.
Cercavano di lavorare anche in condizioni di salute non ottimali
e non venivano messi in condizione di curarsi, mancando di
documentazione per usufruire del servizio sanitario nazionale".
Così il pm Simonetta Ciccarelli, insieme ad Antonietta Picardi,
titolari dell'inchiesta della procura distrettuale antimafia
dell'Aquila denominata 'Social dumping' che ha portato a
sgominare una organizzazione fatta di imprenditori e
intermediari che reclutavano e sfruttavano operai romeni nei
cantieri della ricostruzione post terremoto. In carcere sono
finiti in cinque, un sesto è ricercato.
"La presenza di imprese che operano in una tale situazione di
illegalità nei cantieri della ricostruzione opera una
distorsione forte del mercato - ha concluso - Gli indagati
dicono in una registrazione 'se continua così andremo avanti
fino al 2016' e per questo andavano fermati".
La Picardi ha spiegato: "abbiamo messo in campo una serie di
competenze e capacità professionali intersecate tra di loro,
come quella dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro e
solo grazie a loro si è riusciti a capire qual era il meccanismo
del 'distacco comunitario' che veniva utilizzato".
Il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello
Giuseppe Donnarumma, ha evidenziato che "quella emessa dal gip è
una misura molto forte perché contesta anche l'aspetto
associativo agli indagati. La ricostruzione deve essere ispirata
anche a valori etici - ha evidenziato - Alcuni passaggi
connotano il grado di cinismo dei soggetti interessati nel
considerare le loro condotte foriere di arricchimento, va
sottolineata con gioia la capacità di essere stati capaci di
fermarli. Senza lavoratori la città non potrà essere ricostruita
ma noi dobbiamo guardare allo sfruttamento, fermarlo è motivo di
orgoglio", ha ribadito il colonnello.
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