"La riunione della Commissione
Grandi Rischi all'Aquila del 31 marzo 2009 è stata una
operazione mediatica per tranquillizzare la popolazione con
carattere scenografico e mistificatore, al termine è stata data
una informazione inesatta, incompleta e fuorviante". E' uno dei
passaggi della relazione con cui il presidente del collegio
giudicante, Fabrizia Ida Francabandera, sta ripercorrendo le
tappe delle motivazioni della sentenza di primo grado, oltre 900
pagine scritte dal giudice del tribunale dell'Aquila, Marco
Billi, nel corso della prima udienza processo di appello alla
commissione grandi rischi che si sta svolgendo nel capoluogo.
Proprio la riunione del 31 marzo 2009, a cinque giorni dal
tragico terremoto, è centrale nella costruzione del castello
accusatorio che ha portato alla condanna di primo grado a sei
anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni colpose dei
sette componenti, tutti esperti di fama nazionale e
internazionale. Il giudice sta ricordando come "l'analisi
approssimativa e superficiale" ha portato a cambiare le
abitudini degli aquilani che, rassicurati tra le altre cose dal
fatto da "un'analisi errata e inidonea del rischio", non hanno
attuato "le tradizionali misure di cautela", come quella di
uscire di casa dopo scosse forti. E la sera del 5 aprile 2009,
ci sono state due scosse forti al culmine di uno sciame in atto
da mesi, che secondo l'accusa, proprio per le false
rassicurazioni di cinque giorni prima, non hanno portato ad
adottare le usuali abitudini di prevenzione.
Secondo l'accusa, la colpa non sta nel non aver previsti i
terremoti, che non si possono prevedere, e neanche nel mancato
allarme: il nesso di causalità è stato dimostrato con le
testimonianze dei parenti delle vittime, circa 300, che sono
sfilate nelle udienze di primo grado, che hanno portato
all'analisi, prima e dopo, dei comportamenti della gente: e in
tal senso, è emerso che il messaggio rassicurante dei sette
componenti della Cgr ha contributo a mutare le abitudini. Gli
imputati non hanno messo in campo, al fine di una previsione e
prevenzione e sismica, tutte le loro conoscenze e il quadro di
riferimento, come ad esempio il rapporto Barberi del '99 sulla
situazioni degli edifici pubblici, e lo sciame sismico in atto
da mesi. A proposito delle difese, tra le motivazioni contrarie
addotte, la riunione non era valida e il fatto non costituisce e
la falsata interpretazione da parte degli organi di
informazione. L'udienza è stata sospesa.
Alla ripresa ci sarà la ultimazione della relazione e poi
la visione del filmato della trasmissione Rai Presadiretta con
l'intervista all'allora vice capo della protezione civile
nazionale, Bernardo De Bernardinis, ammesso come prova proprio
ad inizio udienza.
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